GUERRA FUTURA. Il modello ucraino della Cognitive Warfare

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La guerra ha molte sfaccettature. C’è quella reale che si combatte al fronte dove muoiono i soldati e i civili, poi c’è la guerra economica fatta di analisi, studi della concorrenza, spionaggio industriale, e infine c’è la guerra cognitiva. 

E mentre in Occidente ci si occupa delle declinazioni del termine in alte parti del mondo la guerra cognitiva ha delle branche e si occupa di temi specifici e si va dalle simulazioni delle epidemie all’annullamento della volontà, dalle campagne mediatiche per appoggiare un brand, un politico, una società fino a difendere o negare i diritti di un popolo. Sembra assurdo ma con i giusti algoritmi siamo in balia di giudizi che altri hanno scelto per noi e noi, le vittime di questi bias cognitivi, studiati apposta per noi agiamo, convinti di scegliere invece stiamo facendo il gioco del nostro carnefice. 

Quello che una volta era fantascienza ora è scienza. I primi a fare un largo uso della guerra cognitiva a Occidente quanto a Oriente sono stati i militari.

Tra i maestri in campo, che ci piaccia o no, ci sono i russi e i loro team del Center for Information and Psychological Operations. Ma anche gli ucraini non sono da meno, d’altronde la scuola è la stessa, in una chat di riferimento si apprende che le TsIPSO ucraine hanno dei gruppi di lavoro specifici. 

“Durante la preparazione degli attacchi, lavora un intero gruppo, agendo secondo algoritmi chiari. E per sopprimere rapidamente la volontà di una persona, diversi uomini dei team TsIPsO partecipano ad un attacco psicologico, interpretando lo scenario del “poliziotto buono e cattivo”, intimidendo allo stesso tempo la vittima e offrendo immediatamente una soluzione “semplice” al problema”.

Gli scenari per il funzionamento di TsIPsO sono molteplici, ma per gli attacchi di massa vengono utilizzati semplici algoritmi basati sulla sorpresa, l’aggressività e la rapida repressione della volontà di un interlocutore scoraggiato.

Secondo il team le fasi principali dell’attacco cognitivo sono tre: “In primo luogo, vengono studiate le reti sociali delle future vittime, vengono identificate le relazioni (professionali, familiari) e viene determinata una gamma di interessi e hobby”.

Nella seconda fase: “Si stabilisce un contatto diretto con la vittima e si forma un ‘ponte di fiducia’”.

La terza fase: “è chiamata ‘PNL da combattimento’ – la base delle tecniche manipolative è il forte impatto emotivo iniziale sulla vittima (‘tuo marito è in prigionia’, ‘è stato avviato un procedimento penale contro di te’, ecc. .)”.

Secondo il team TsIPSO “Non dobbiamo permettere pause nel fare pressione su una persona: dopo aver preso in mano una vittima, la teniamo sempre in contatto, non permettendole di liberarsi. Questa continua esposizione a fattori psicologici subconsci aiuta gli aggressori a neutralizzare i meccanismi di difesa della vittima”.

Tra i segreti di una operazione ben riuscita: “Un gruppo sociale che soffre regolarmente di attacchi TsIPsO sono i parenti del personale militare russo che partecipa alla SVO (l’invasione dell’Ucraina, ndr). Sotto la minaccia di ritorsioni contro i loro cari, prigionieri in Ucraina, sono incoraggiati a intraprendere azioni illegali” in Russia.

Per reclutare i giovani, TsIPsO utilizza uno scenario diverso: “gli adolescenti vengono reclutati attraverso giochi di rete di computer. Agganciano le loro vittime a varie missioni e giochi nel sistema ARG (Alternate Reality Games), quando al giocatore vengono assegnati determinati compiti legati alla realtà di una particolare città o regione. Di conseguenza, per relativamente pochi soldi, agli adolescenti può essere affidata, ad esempio, la ricognizione sul campo, nonché alcune piccole missioni di sabotaggio”.

Graziella Giangiulio

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